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La felicità è una scelta

2023-10-09 19:39

Giulia Nicolosi Coach

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La felicità è una scelta

Per un tempo medio-lungo della vita che va dai 12 ai 30 anni il dolore rappresenta uno degli elementi fondanti nella costruzione dell’io e spesso in c

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Per un tempo medio-lungo della vita che va dai 12 ai 30 anni il dolore rappresenta uno degli elementi fondanti nella costruzione dell’io e spesso in condizioni di disagio economico e personale passa dal suo gradino di emozione al piedistallo di stato emotivo.

Tra le richieste infinite che ho rivolto al dolore ci sono state:

- prendimi

- fammi sentire viva

- liberami

- scansati

- correggimi

- aiutami

- accettami

- abbracciami

- spegniti

Ho dato al dolore molti nomi, alcuni corrispondenti, altri particolarmente inappropriati. Primo tra tutti ansia, a seguire abbiamo rabbia, gonfiore, amore, disturbo, calore, aiuto.

Se dovessi descrivere il dolore con una faccia, di primo acchitto glie ne darei tante diverse, tutte di persone che ho conosciuto e che hanno fatto parte della mia vita. Guardando quelle facce per quei 10 secondi in più che oggi ho capito salvarmi la vita, scopro che sono tutte lo specchio della mia.

 

Il dolore c’è, avviene, si evolve, a volte logora, ma quello che i terapeuti spesso non dicono, per il rispetto di chi li investe della responsabilità delle proprie emozioni, è che il dolore si sceglie.

 

Non avrei mai pensato di citare il cantautore che più mi dà i nervi in assoluto ma mai frase mi ha preso più a calci sugli stinchi di una dedica strozzata proprio dal dolore di chi avevo ferito : "continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai".

 

Io il dolore lo avevo scelto, perché era la casa che conoscevo, era il motore di ogni attacco di panico, di ogni giorno con il nodo alla gola, era l’ira che soffocavo, il gonfiore che non curavo, l’amore che pensavo di meritare, il calore che avevo appreso da bambina, l’aiuto sicuro e immenso nei momenti di solitudine.

 

Il dolore era quello legato alla mia famiglia, alle mie relazioni, agli amici andati via, a quelli che non ero riuscita a salvare, ai fallimenti che non avevo accettato. Il dolore era la mia musica preferita, il mio libro del cuore, i miei pasti preriscaldati, la mia creatività soffocata dal giudizio. Il dolore era la mia mamma, il dolore era la mia vita, il dolore era la mia essenza.

C’era un lato però del dolore che non avevo voglia di vedere: la mia responsabilità della sua presenza costante nella mia vita.

 

Dopo parecchie sedute di terapia di coppia, oggi con il mio compagno-dolore abbiamo definito dei confini: facciamo sovente periodi di no-look, ogni tanto ci scriviamo lettere intense e strappalacrime, altre ci mandiamo affanculo perché alcune cose non gli riguardano più e non deve mettersi in mezzo.

Se mi alzo al mattino e me lo ritrovo accanto che mi abbraccia dietro la schiena chiedendomi aiuto lo prendo per mano e lo accompagno a meditare guardando fuori dalla finestra. Lui rimane a piangere un po', io intanto mi faccio il caffè.

 

Oggi ho scelto di nuovo il dolore, ho passato tutta la giornata a rimuginare, disperarmi e farmi trascinare dagli sbalzi di temperatura come fossero movimenti interni - complice l'influenza del ponte del 1 Maggio.

Oggi sono stata ghiaccio e non ho visto il calore che continuava ad arrivarmi a valanghe. Oggi mi sono concentrata su ciò che non c’è, per lamentarmene e crogiolarmi nella più comune delle menzogne irresponsabili: la mia sofferenza dipende da fattori esterni.

 

La buona notizia è che se il dolore si sceglie, dal dolore si guarisce.

 

Il bene è "reale" tanto quanto il male, la questione è a quale dei due volgere l'attenzione più intensamente.

Non è semplice in una società della performance trovare spazi di benessere non ricoperti da filtri glitterati e autenticità al prezzo di un caffè su Patreon ma il filtro della felicità si può allenare come qualunque altra "buona abitudine".

 

Non si diventa felici "a causa di(una relazione, un nuovo lavoro, una bella maglietta, un bicchiere di vino...)" ma ci si abitua a reagire alle piccole - e grandi - contrarietà, delusioni, eventi in modo diverso da come abbiamo fatto finora.

 

Ogni problema porta con sé una richiesta di risoluzione che alla base del funzionamento cerebrale umano: siamo felici quando lottiamo per raggiungere uno scopo - che sia un aumento a lavoro, una casa nuova, un corpo più tonico o in termini più preistorici, un animale da uccidere per sfamare la famiglia.

 

La cultura del disarmo rende la lotta armata un male assoluto, dal quale redimersi rimanendo fermi e sopportando ciò che accade, perché se accade è giusto così. Peccato che il principio cardine dell'infelicità è sentirsi insicuri, deboli e incapaci di dare valore alle nostre azioni.

 

Creare un'immagine dell'io corrispondente ai propri valori, coltivare abitudini piacevoli e imparare a riconoscere (ed eventualmente cambiare) le reazioni e le risposte che abbiamo imparato ad eseguire automaticamente, corrisponde alla perfetta unione dei 3 aspetti in grado di rivoluzionare l'abitudine alla felicità.

 

Per il mese di Maggio ti propongo un esercizio poco impegnativo ma molto divertente che può aiutarti a direzionare il cervello sugli automatismi.

 

Da domani x 21 giorni infila le scarpe al contrario - ovvero se sei abituata ad infilare prima la scarpa destra e poi la sinistra, fai il contrario.

 

Mentre infili la scarpa ripetiti a te stessa le seguenti affermazioni:

1) Oggi sarò più contenta possibile

2) Oggi cercherò di essere amichevole con il prossimo

3) Oggi cercherò di criticare meno ed essere più tollerante

4) Oggi agirò come se il successo fosse sicuro

5) Oggi non permetterò alle mie opinioni di colorare negativamente i fatti

6) Oggi mi eserciterò a sorridere almeno 3 volte

7) Indipendentemente da ciò che accade, oggi reagirò il più tranquillamente possibile

8) Oggi ignorerò i fatti negativi che non posso cambiare

 

Non sei ovviamente obbligata a ripetere queste frasi mentre ti infili le scarpe, puoi farlo anche in un altro momento, l'ideale sarebbe al mattino prima di iniziare a svolgere gli impegni.

 

Le frasi indicate sono orientative, puoi aggiungerne di altre, prenderti un attimo per scriverle, ragionando sui tuoi automatismi quotidiani e su come cambiare atteggiamento verso gli eventi che durante la tua giornata tipo tendono a renderti più cupa.

 

Buona esercitazione,

 

xoxo

Giulia Nicolosi Coach